Discorreremo brevemente di ciascuna, assegnando le congiunzioni che vi si adoprano, e dandone qualche esempio.
§ 2. PROPOSIZIONI LOCALI. Le proposizioni subordinate locali si uniscono alla principale per mezzo degli avverbi relativi (vedi P. I, cap. XXVII, § 10) ove, dove, onde, donde, dovunque (e in verso anche ove che). I primi due possono significare stato in luogo, moto a luogo e moto per luogo; e così pure l'ultimo, ma in senso indeterminato. Onde e donde hanno il senso di moto da luogo. Esempii: È finita la festa, e poi ciascuno va dove gli piace. Boccaccio. - Dove è religione, si presuppone ogni bene; dove manca, si presuppone ogni male. Machiavelli. - Egli era disposto d'andare dovunque a lui fosse a grado. Boccaccio. - Con costruzione correlativa: Dov'è l'amore e il piacere, ivi va l'occhio. Passavanti.
Col verbo sottinteso. Se tu vuoi star dove me, tu non hai a tôr donna in dono. Cecchi.
È un errore popolaresco il rinforzare l'avverbio locale dove con un avverbio dimostrativo (lì, là, ci) p. es. vidi una piazza, dove là correva tutto il popolo; in mezzo era posto un trono, dove ci stava il principe.
§ 3. PROPOSIZIONI TEMPORALI. Si uniscono alla principale mediante le congiunzioni di tempo, che sono molte e svariate.
Quando, allorquando, allorchè, come indicano largamente un periodo o momento di tempo, in relazione colla prop. principale. Vitellio, quando fu presa Roma, s'uscì di palagio dalla parte di dietro. Davanzati. - Come il sol volge le infiammate rote, L'avaro zappator l'arme riprende.
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Dov Roma
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