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      - Nè anche dee spaventarvi il ricevere qualche mal termine. Segneri. - Ove siano posposti non fanno che continuare una negazione precedente, onde è necessario che il verbo sia accompagnato da non, nè, senza; p. es. non posso veder nissuno, nè trovar nulla di buono, nemmeno una minima cosa; partì senza dir nulla a nessuno. Non mi piace nè questo, nè quello, non voglio neppur cotesto. - Dal non avere nè mangiato, nè bevuto, nè dormito era indebolito. Lasca. - Non v'è più pace, nè in casa nè fuor di casa. Segneri.
      Conservare alla prop. la negazione assoluta non, quando le parole negative relative siano anteposte al verbo; (p. es. nessuno non potrà ecc. Nulla non mi piace. Neppur questo non mi piace ecc.) è da ammettersi soltanto per ragioni di stile. - Nè tu, nè io non possiamo intendere la ragione. Leopardi.
      Talora la cong. nè posta una volta sola basta a negare anche la parola che le antecede, senza altra negativa. Sua lettera nè sua imbasciata più volli ricevere. Boccaccio. - Alcuno benefizio nè alcuna paura gli potè far dimenticare l'affezione che portava a Mess. Rinaldo. Machiavelli. Ma è modo di eccezione.
      Invece di nè dopo un verbo preceduto da negazione si pone anche la. cong. disgiuntiva o; p. es. senza parlare o lamentarsi. Non volle mai leggere o scrivere. (Vedi P. I, cap. XXVII, § 4 in fine).
      Nè per neppure è oggi quasi affatto disusata. Se dell'aspra donzella il braccio è grave, Nè quel del cavalier nemico è lieve. Ariosto.
     
      § 6. Anche le negazioni relative si usano talvolta in senso assoluto, nei casi seguenti:


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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