Eccone alcuni esempii. Egli (il Petrarca) si valse giudiziosamente, in tutte le lingue, di tutte le buone voci: (dunque, e però) col medesimo giudizio è lecito di valersene ancora ad ognuno. (ma) Quel che si deve avvertire è che non si faccia senza considerazione. Caro. - Io mi sono sì lungamente affaticato in provare, quanto sia difficile a tutti di preservarsi a fronte delle occasioni peccaminose. (ma) Ah! folle me, che ora veggo di avere tutta mattina perduto tempo. (poichè) È questa una verità, la più manifesta di quante mai se ne sogliano udir da' pergami; (e) ciascuno la sa, ciascuno la sperimenta. Segneri. - Gran rimedio della maldicenza .... è il tempo. (quindi) Se il mondo biasima qualche nostro istituto o andamento, buono o cattivo, a noi non bisogna altro che perseverare. (poichè) Passato poco tempo, la materia divenendo trita, i maledici l'abbandonano, per cercare delle più recenti. Leopardi. - Le donne abbassarono il capo; ma nell'animo di Renzo l'ira prevalse all'abbattimento. (poichè) Quell'annunzio lo trovava già amareggiato da tante sorprese dolorose. Manzoni. - La voglia dello spendere viene dalla comparazione che fa uno di sè medesimo con altrui. Si ha (dunque) a cercare di compararsi con chi spende meno. G. Gozzi.
In generale dovranno tenersi queste due regole: di proporzionare la omissione delle congiunzioni all'impeto dell'animo, facendola più spesso là dove un vivo affetto predomina: di procurare che la omissione non guasti la chiarezza, cioè che resti palese la relazione fra i varii concetti; vuoi perchè i seguenti non siano che casi particolari già inclusi nel precedente, e dichiarazione o svolgimento di esso; vuoi perchè fra l'uno e gli altri corra manifesta una relazione di contrarietà o di corrispondenza.
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