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      Oggi dagli scrittori cattivi o mediocri si abusa di tale omissione, donde è proceduto che lo stile moderno arieggi tanto quello de' Francesi e (ciò che è peggio) lasci sovente incerto il lettore sul vero intendimento di chi scrive. Delle quali cose potremmo dar più minuta spiegazione, e portare molti esempii, se non ci facessimo scrupolo di invadere, per dir così, i confini dell'arte rettorica.
     
      PARTE TERZA
     
      LA COLLOCAZIONE DELLE PAROLE
     
      Preliminari
     
      La sintassi più comune nella lingua italiana è quella che dicesi diretta, per la quale il soggetto precede il predicato e questo l'oggetto; e ciascuno di questi elementi principali è seguito immediatamente da' suoi complementi, siano attributivi, siano avverbiali. La qual maniera di costruzione prevale non solo in essa, ma anche, e talora più, nelle altre lingue figlie del latino, causa principalmente la perdita delle desinenze, che nella lingua madre distinguevano nettamente l'oggetto dal soggetto nè inoltre richiedevano un uso tanto frequente di preposizioni, lasciando così più libera e spedita la collocazione delle parole.
      Ciò non toglie però che la nostra lingua non esca sovente da questa regola, e non faccia uso, talvolta quasi costantemente, della sintassi inversa, ora guidata dalla necessità di esprimere con più forza un sentimento, anteponendo o posponendo, per meglio metterla in rilievo, la parola e la frase più importante; ora altresì mossa dal bisogno d'un'armonia grata, dignitosa e conveniente alla qualità dello stile. Anzi può dirsi, senza errore, che, tolta la precedenza dell'oggetto al suo verbo, quanto alle altre parti della sintassi inversa la lingua italiana gode molta più libertà, che non facciano le favelle romanze, e fors'anche le altre d'Europa.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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