Dante.
Anche fra il verbo reggente e l'infinito che ne dipende, si possono interporre avverbii e frasi avverbiali, quando non ci sia bisogno di metterli in rilievo, o quando modifichino il primo pił che il secondo. Non potendo l'uomo sulla terra confidare in altro che nelle sue forze, nulla mai non dee cedere. Leopardi.
Inversione: quando ognuno rimproverare il potea di grandissimo temerario. Segneri. - Non schivar, non parar, non ritirarsi Voglion costor. Tasso.
§. 16. Il PARTICIPIO PASSATO aggettivamente usato, ora si prepone, ora si pospone al sostantivo, nč pił nč meno dei veri aggettivi. Vedi indietro questo capitolo I, § 3 e seg.
Usato nel senso di proposizione subordinata implicita, va soggetto a quelle osservazioni che faremo nel cap. III di questa Parte.
§ 17. Il GERUNDIO si pospone regolarmente agli ausiliarii improprii. (P. I, cap. XVI, § 22). Fra l'uno e gli altri si possono interporre avverbii o locuzioni avverbiali, ed anche spesso un soggetto. Veggo Ligurio andar di qua guardando. Machiavelli. - Stava il cardinale discorrendo con D. Abbondio ecc.
Con inversione: Lą 've cantando andai di te molti anni ecc. Petrarca.
Quanto alla collocazione del gerundio come proposizione subordinata implicita, vedi il cap. III di questa Parte.
§ 18. AVVERBII. Gli avverbii di grado, e di maniera e guisa, che determinano un aggettivo od un altro avverbio, si premettono per lo pił immediatamente ad essi: pił, meno, precedono l'aggettivo o l'avverbio di maniera da loro determinato, ma seguono ad avverbii di quantitą; p. es. molto bello, affatto perduto, totalmente guasto ecc., pił grande, meno ricco, tanto pregiato, molto pił caro, tanto meno ammirabile, assai felicemente, ben grande, stupendamente fabbricato.
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Voglion Ligurio Abbondio
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