Anche ci e vi avverbiali dinanzi alle forme comincianti da l o da n cambiano l'i finale in e. Esempii: Sperate forse qualche privilegio che ve n'esenti? sperate di sottrarvene con la fuga? Segneri - Andatesene una mattina da lei. Firenzuola. - Il cielo è tutto santo E ciò che ci si fa vien da buon zelo. Dante. - V'era già stato parecchi mesi, ed era atto (disposto) a morirvisi. Firenzuola. - Empiuta una cestellina delle più belle pere, gliene (gli e poi gle che si scrive e pronunzia glie) fece un presente. G. Gozzi. - La più parte del tempo vi si stava. Caro.
Nella poesia e qualche rara volta nella prosa più scelta si potrà invertir l'ordine, ora posponendo il complemento d'interesse all'oggetto, ora preponendo ne alle altre particelle. Eccone alcuni esempii. Se gli (gli si) ribellò Padova. Machiavelli. - Io la ti posso concedere per moglie. G. Gozzi. - In atto di volerlosi (un elmo) recare in capo. Leopardi. - Ne si (se ne) fer crudo e miserabil pasto. Caro.
Ne si antepone sempre, nei rari casi in cui questo costrutto si adopera, a lo, la, li, le; p. es. ne la tolse, ne la trasse. Ne lo traeva fuori della sua capannetta. G. Gozzi.
Loro per a loro (irregolarmente gli) è forma che sta di mezzo fra l'assoluta e la congiuntiva. Si pospone per lo più al verbo (senza però attaccarla mai), ma talora anche si antepone; p. es. disse loro ecc., ciò che loro disse ecc. Vedi P. I, cap. VI, § 10, nota.
§ 20. OGGETTI ED ALTRI COMPLEMENTI RELATIVI. Gli oggetti significati con pronomi relativi (vedi P. I, cap.
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Sperate Gozzi Padova Gozzi Gozzi
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