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      Diremo bensì, in generale, che il periodo si deve chiudere, quando allo scrivente importa che un concetto si stacchi affatto dal precedente; sia perchè non faccia vera continuazione a quello; sia perchè il concetto seguente abbia nel suo genere un'importanza non minore del precedente. Quindi, tanto ci può essere un periodo di una riga o di mezza riga, quanto un periodo d'un'intera pagina (intendendo sempre per periodo quello che è chiuso dal punto fermo). P. es. La cena non fu molto allegra. I due convitati avrebbero voluto godersela con tutto loro comodo; ma l'invitante ecc. non vedeva l'ora d'andarsene. Manzoni. - Qui non si poteva dopo allegra porre due punti, perchè il pensiero seguente, così senza la congiunzione poichè (vedi P. II, cap. IX, § 18), non continua il precedente, ma sta in contrasto con esso. Invece nelle lunghe enumerazioni di cose prima accennate tutte insieme, o che vanno poi raccogliendosi in una, sarà da preferirsi l'unire le diverse parti in un solo periodo, dividendole soltanto coi due punti o col punto e virgola. P. es. Talvolta io mi ho sentito crollare il tetto in sul capo pel gran carico della neve; tal altra, per l'abbondanza delle piogge, la stessa terra, fendendosi, mi si è dileguata di sotto ai piedi; alcune volte mi è bisognato fuggire a tutta lena da' fiumi, come fossi colpevole verso loro di qualche ingiuria. Molte bestie salvatiche, non provocate da me ecc. mi hanno voluto divorare; molti serpenti avvelenarmi; in diversi luoghi è mancato poco che gl'insetti volanti non mi abbiano consumato infino alle ossa.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500