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      D'alcun breve riposo, ov'ella obbliaLa noja e 'l mal della passata via.
      Ma, lasso! ogni dolor che 'l dì m'adduce,
      Cresce qualor s'inviaPer partirsi da noi l'eterna luce.
     
      Al venir del silenzio e delle tenebre, la fantasia del poeta vestiva di terrore quell'oggetto medesimo ch'erasi dilettata d'abbellire e di ornare il giorno. Sovente il Petrarca vide Laura di notte, e per le membra gli corse il gelo della paura. "Tremante balzai di letto al primo albeggiare, onde spiccarmi da una casa ove tutto mi metteva terrore. Mi arrampicai su per alture, attraversai selve, guardandomi intorno per vedere se l'imagine, che m'aveva turbato il riposo, seguiva i miei passi, nè mi teneva sicuro in verun luogo."(23) Quando ebbe a spiegare in italiano ciò che si racchiude in questo passo d'una delle sue opere latine, un sol verso bastò a farlo sentire ad ogni lettore che abbia sperimentato violente passioni nella solitudine:
     
      Tal paura ho di ritrovarmi solo.
      XIII. Bisogno di consolazione lo forzò a cercar rifugio fra coloro stessi ch'egli sprezzava:
     
      Il vulgo a me nemico ed odïoso
      (Chi 'l pensò mai?) per mio rifugio chero;
     
      e amore nol trasse ad Avignone, se non perchè il misero tornasse di nuovo e di subito a Valchiusa. Lasciò la Francia, e vi tornò di lì a pochi mesi. Imprese lontani viaggi, e fece ogni sforzo per dimenticar Laura con prolungate assenze; e in tali accessi di sdegno e di vergogna pensò che una meno platonica affezione avrebbe posto fine alla servitù in che la sua mente stavasi allacciata. "Non era più da sperarsi che ne venissi liberato per mero caso.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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