XV. Laura al potere che amore le dava sopra il Petrarca, aggiunse il vantaggio che ogni persona operante con invariabile tranquillità si acquista sopra indoli passionate. I religiosi sensi di lei furono contrassegnati da più serenità e sicurezza che non quelli del suo amatore. In tutti gli atti suoi la padronanza di sè stessa mostrasi anzi naturale che forzata. Il suo conversare è pieno di quella dolcezza, di quella discrezione e di quel buon senso che forma un trionfante contrasto coll'entusiasmo del poeta. Pare ch'ella sempre credesse come la modestia e la stima di sè fossero i più begli ornamenti di una donna. Il Petrarca parla sovente della nobile nascita di lei; e dalla sontuosa eleganza delle vesti sembra ch'ella possedesse beni pari al grado. Non per questo bramava di vivere troppo conta al mondo:
In nóbil sangue vita umile e queta.
Altera, come n'andava, dell'affetto da lei meritato e della celebrità che a lei ne venne,
Quel dolce nodoMi piacque assai ch'intorno al core avei,
E piacemi il bel nome;
ella intendeva però più alle cure di famiglia, che alla letteratura e alla poesia,
E non curò giammai rime nè versi.
Nondimeno la sua domestica condizione non ebbe ad esser felice, se il marito, da lei chiamato ad erede, lasciandogli in cura tre figliuoli e sei figliuole, si riammogliò entro sette mesi, vestendone tuttavia la gramaglia.(28) Che Laura riamasse in effetto il Petrarca, sebbene questi si desse talora a crederlo sì fermamente da persuaderlo pur anche a' lettori delle sue poesie, egli è tuttavia assai più esplicito allorchè ci dice, questo essere sempre stato l'unico impenetrabile segreto del petto di lei; e davvero ch'ella il seppellì con sè stessa.
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