Assai volte si duole del fato, che lo condannò a nodrire tuttavia i suoi desiderii della polvere di un sepolcro, e di un'ombra.
Tale è terra, e posto ha in dogliaLo mio cor, che vivendo in pianto il tenne.
Che 'l desir vive e la speranza è morta.
E di nuovo:
Che fai? che pensi? che pur dietro guardi,
Nel tempo che tornar non puote omai,
Anima sconsolata? che pur vaiGiugnendo legne al foco ove tu ardi?
Cerchiamo 'l ciel, se qui nulla ne piace;
Che mal per noi quella beltà si vide,
Se viva e morta ne dovea tor pace.
E il dubbio di non essere stato riamato mai, o di essere stato sempre da Laura deluso, pur seguitava a rodergli il cuore. Venti lunghi anni almeno dopo averla perduta, standosi egli stesso sull'orlo del sepolcro, mentre poteva più placido volgerle il pensiero, cavò da la memoria pittura più distinta, benchè forse non al tutto verace, del cuore e delle massime e de' costumi della donna, fonte d'ogni felicità e d'ogni travaglio di sua vita.
XVIII. Egli ne dipinge Laura, che dal cielo discende sopra la rugiada, la notte dopo ch'ella ebbe lasciato per sempre le miserie del mondo. Apparve dinnanzi all'amante, porsegli la mano, e sospirando disse:
Riconosci colei che prima torseI passi tuoi dal pubblico viaggio,
Come 'l cor giovenil di lei s'accorse?
Mentre al vulgo dietro vai,
Ed all'opinïon sua cieca e dura,
Esser felice non puo' tu giammai.
La morte è fin d'una prigione oscuraAgli animi gentili; agli altri è noia,
C'hanno posto nel fango ogni lor cura.
Ed ora il morir mio, che sì t'annoia,
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Laura Laura
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