Il sonetto 48° della prima parte della sua raccolta fu dettato undici anni dopo fatta conoscenza con Laura:
Or volge, Signor mio, l'undecim'anno,
Ch'i' fui sommesso al dispietato giogo.
Quattr'anni dopo quest'ultima epoca, dettò il sonetto 85°.
Fuggir vorrei; ma gli amorosi rai,
Che dì e notte nella mente stanno,
Risplendon sì, ch'al quintodecim'annoM'abbaglian più che 'l primo giorno assai.
Pel corso di questo e di tutto il prossimo anno compose soltanto undici sonetti; perchè il 96° comincia:
Rimansi addietro il sestodecim'anno;
e il 97°:
Dicesett'anni ha già rivolto il cielo.
Così in questi dodici mesi scrisse soli quattordici versi a Laura. E di vero, se la mente di lui non avesse avuto intervalli di riposo, egli sarebbe stato inetto a vestire que' concepimenti, e vie più ad emendarli. Che anzi non sarebbe vissuto sì a lungo, o, se vissuto, avrebbe tratto i suoi dì nella irrequietezza e nella oziosità, inseparabili dai turbati sentimenti. L'armonia, eleganza e perfezione della sua poesia sono frutto di lunga fatica, ma i concetti primitivi e l'affetto scaturì sempre dalla subita inspirazione di profonda e potente passione. Mercè l'attenta lettura di tutti gli scritti del Petrarca, può quasi ridursi a certezza: - che col dimorare di continuo nelle stesse idee, e col lasciare la mente pascersi senza posa di sè stessa, l'intero corso de' suoi sentimenti e delle sue riflessioni ne contraesse un forte carattere e tono; e che, se riusciva mai a rintuzzarli per alcun tempo, essi tornassero con accresciuta violenza; - che, per sedare lo stato irrequieto della mente, egli nel primo caso, corrispondendo co' più intimi amici, comunicasse loro in libero e abbandonato modo tutto ciò che pensava e sentiva; - che quindi riducesse queste narrative con ordine e descrizione migliore in versi latini; - e che all'ultimo le perfezionasse con maggior copia d'imagini e con più arte nella sua poesia italiana, la cui composizione da prima serviva unicamente, come dice più volte, "a divertire e a mitigare tutte le sue afflizioni.
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Laura Laura Petrarca
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