P. II, Canz. ult.
Mulier amicta Sole, et Luna sub pedibus ejus, et in capite ejus corona stellarum duodecim. Apoc., cap. XII, v. 1.
L'alta aura di pietà e d'amore, che spira nelle opere di lui, a volte sa di profano:
Baciale 'l piede, o la man bella e bianca:
Dille: il baciar sia 'n vece di parole:
Lo spirto è pronto, ma la carne è stanca.
Spiritus quidem promptus est, caro autem infirma. Math., cap. XXVI, v. 41.
A dissipare la gelosia di Laura, rassomiglia l'ardore con che rintracciava le sembianze di lei nel volto di belle donne, alla divozione di un pellegrino che si affisa nell'imagine del Salvatore:
Movesi 'l vecchierel canuto e biancoDel dolce loco ov' ha sua età fornita,
E dalla famigliuola sbigottita,
Che vede il caro padre venir manco:
Indi traendo poi l'antico fiancoPer l'estreme giornate di sua vita,
Quanto più può col buon voler s'aita,
Rotto dagli anni e dal cammino stanco;
E viene a Roma, seguendo 'l desio,
Per mirar la sembianza di coluiCh'ancor lassù nel ciel vedere spera.
Così, lasso, talor vo cercand'io,
Donna, quant'è possibile, in altruiLa desiata vostra forma vera.
Amore, alludendo alla creazione del primo uomo nella Genesi, dirige il Poeta a scrivere che:
Forma par non fu mai dal dì ch'Adamo
Aperse gli occhi in prima: e basti or questo.
Piangendo il dico; e tu piangendo scrivi.
VII. Le grandiose e solenni forme sotto cui Amore viene rappresentato da' poeti italiani, sono piuttosto di ragione della mistica filosofia, che della mitologia popolare degli antichi. Il Tasso, che nelle liriche cede al solo Petrarca, e che più di lui era dotato della facoltà di ridurre le idee all'universale, ritrasse con poche ardite pennellate la imagine del Platonico, o più veramente del Pitagorico Amore:
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