Dura legge d'Amor! ma benchè obliqua,
Servar conviensi; però ch'ella aggiungeDi cielo in terra, universale, antiqua.
Mentre Amore sveglia la spirituale, non può non eccitare la material parte di nostra natura; e, se tanto bramiamo il corpo quanto l'anima dell'oggetto che amiamo, dobbiamo apporlo alla grossezza dei sensi, non al vizio della passione. Così Amore non è tiranno del Petrarca, ma "signore e maestro," - "direttore della condotta, e depositario de' secreti di lui;" - nè disdegna di dar ragione dell'uso di siffatto potere:
Amor mi manda quel dolce pensieroChe secretario antico è fra noi due,
E mi conforta.
Io mi pasco di lagrime, e tu 'l sai.
Da mill'atti inonesti l'ho ritratto.(47)
Lei, ch' alto vestigioL' impresse al core, e fecel suo simile.
Da volar sopra 'l ciel gli avea dat'ali.
Queste conversazioni seguono spesso tra Amore e il Poeta in riva al Sorga, ove errano di conserto per la Valle Chiusa, dopo la morte di Laura, confortandosi a vicenda di averla perduta.
Amor, che meco al buon tempo ti staviFra queste rive a' pensier nostri amiche,
E per saldar le ragion nostre antiche,
Meco e col fiume ragionando andavi.
Sì aspre vie nè sì selvaggeCercar non so, ch'Amor non venga sempre
Ragionando con meco, ed io con lui.
VIII. Le poesie amorose del Petrarca si possono avere in conto d'anello intermedio tra quelle de' classici e le moderne. La dipintura lasciataci da Saffo della sua passione è ciò che ognuno di pari ardore di mente non potrebbe non provare in pari condizioni, e ciò che ogni osservatore può scernere e creder forse di poter descrivere.
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