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      La rappresentazione dell'amore più vivamente ci riscuote di quella dell'altre passioni, i cui semi, come che nel petto d'ogni uomo stieno racchiusi, pur non si svolgono ove ad esso manchi l'aiuto di circostanze, che a molti non occorrono mai, dove l'amore e la morte sono, come Dante dice del Sole,
     
      Li ministri maggior della Natura;
     
      la quale coll'amore soltanto può riprodurre le sue creazioni, che la morte va perpetuamente struggendo. Ma tutti quasi gli scrittori veggono l'amore vestito di quelle esteriori apparenze, che può accidentalmente pigliare da costumi speciali ad ogni nazione ed età. Così i romanzi raro piacciono alla generazione che succede, perchè rappresentano più le eventuali e passeggere forme, che l'intima natura d'amore. Ma quando un grande poeta traduce il proprio cuore nella pittura ch'ei fa dell'amore, caverà lagrime dagli occhi d'ognuno in ogni tempo. Sebbene il Petrarca sollevi questa passione all'altezza della propria mente, e l'adorni secondo le metafisiche speculazioni e i costumi del suo tempo, tuttavia ci pone dinanzi agli occhi molte sembianze e memorie de' nostri propri sentimenti. Gli è forse il più felice tra que' poeti "che destano a stupore con guizzi di natura sfuggiti alla osservazione o svaniti omai dalla memoria nostra, e come se ci restituissero davanti un amico perduto o lontano, ci commuovono con tenerissima illusione, sgombra però da quell'indistinto che è ne' sogni." Nella poesia del Petrarca ci occorre ogni menoma circostanza della nostra passione; pene, piaceri, speranze, timori sperimentati; e a volte con solo un verso egli ci fa retrocedere a rivivere di nuovo colla persona che un tempo ne fu più cara, e che forse da gran pezza ci è scomparsa dagli occhi, per non dir anche dalla memoria.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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