Vago augelletto che cantando vai,
Ovver piangendo il tuo tempo passato,
Vedendoti la notte e 'l verno a lato,
E 'l dì dopo le spalle e i mesi gai;
Se come i tuoi gravosi affanni sai,
Così sapessi il mio simile stato,
Verresti in grembo a questo sconsolatoA patir seco i dolorosi guai.
I' non so se le parti sarïan pari;
Chè quella cui tu piangi è forse in vita,
Di ch'a me Morte e 'l Ciel son tanto avari;
Ma la stagione e l'ora men gradita,
Col membrar de' dolci anni e degli amari,
A parlar teco con pietà m'invita.
Le poesie che il Petrarca dettò intorno a Laura finiscono con una delle più belle canzoni. Rivolto alla beata Vergine, in lei, che aveva sentito gli umani affetti e congiunto in sè i tre più gentili e cari nomi sopra la terra - di madre, figliuola e sposa, - s'affida il poeta, che gli userà misericordia:
Tre dolci e cari nomi ha' in te raccolti,
Madre, figliuola e sposa.
Poi, con sublimità e affetto che nessun poeta mai superò, implora l'aiuto di lei a poter cessare nella sua vecchia età di struggersi in lamenti sopra le ceneri di tale, che aveva riempiuto la sua vita di pericoli e di lagrime.
XII. Quantunque sì fatta maniera di poesia fosse in uso presso i Siciliani e i Provenzali per più di due secoli, rado fu inspirata dal genio o dalla passione. Amanti di professione intitolarono rime alle donne loro, che cantanti ed erranti trovatori ripetevano a' banchetti de' mecenati. A parere di Dante e dell'amico suo Guido Cavalcanti, essi furono piuttosto dicitori per rima, che degni del none di poeti.
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