Nelle lettere, come ne' poemi e trattati del Petrarca, siamo sempre portati a far sola una cosa dell'autore e dell'uomo, che si sente irresistibilmente sospinto a svolgere il proprio intenso sentire. Dotato di tutte quasi le nobili, e soggetto ad alcuna delle povere passioni di nostra natura, nè mai provatosi di celarle, ci sveglia a far riflessione sopra noi stessi, mentre contempliamo in lui uno della nostra specie, diverso però da ogni altro, e la cui singolarità eccita anche più simpatia che ammirazione.
SAGGIOSOPRA IL CARATTERE DEL PETRARCA
E le cose presenti e le passateMi danno guerra e le future.
PETRARCA, P. II, son. 81.
I. Un anno a un bel circa prima di far conoscenza con Laura, il Petrarca entrò in casa di Jacopo Colonna vescovo di Lombes, che lo introdusse presso il fratello Giovanni cardinale, e vi fu eletto aio d'uno de' nipoti loro. Ma non andò guari a venire con essi a sì dimestica amicizia, che Stefano Colonna capo della famiglia, il quale avea gran potere in Roma, e non mancavane in Avignone, lo teneva in conto di figliuolo, e affatto indipendente.(72) A quel tempo uomini d'alto affare e ingegno da tutte le nazioni traevano ad Avignone; fra i quali Riccardo di Bury, poi vescovo di Durham, vi si trovava ambasciatore di Edoardo III. Laonde il Petrarca ebbe di buon'ora opportunità di procacciarsi, coll'amicizia de' più eminenti personaggi vissuti a que' dì in Europa, notizia non comune della letteraria e politica condizione del mondo. Nel suo trentesimo quarto anno ottenne da Benedetto XII un beneficio ecclesiastico per mediazione del cardinale,(73) e si ritirò a Valchiusa, come in porto di tutta pace, ove potesse menar vita non molestata da amore o da ambizione, e non tentata dalle depravazioni di quella corte.
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