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      V. Le sue tre politiche canzoni, squisite come sono in fatto di versificazione e di stile, non spirano quell'entusiasmo che attuò Pindaro a versare tutta quella piena d'immagini, tutti que' tesori di storico ammaestramento e di verità morali, che illustrano ed esaltano i suoi concenti. Pure il vigore, la collocazione, e la perspicuità delle idee in queste canzoni del Petrarca; - il tono di convinzione e di melanconia onde il cittadino sgrida la patria e piange sovr'essa, colpiscono il cuore con tal forza, che supplisce al difetto di grandi ed esuberanti immagini, e a quell'impeto irresistibile che è più proprio dell'ode. Da lunghe e tuttavia incessanti discordie civili esausta, declinava già l'Italia a rovinare in quello stato d'inerzia e di servaggio, dal quale non si rialzò mai più.
     
      Che s'aspetti non so nè che s'agogniItalia, che suoi guai non par che senta;
      Vecchia, ozïosa, e lentaDormirà sempre e non fia chi la svegli?
      Le man l'avess' io avvolte entro i capegli!
     
      Non veggo scampo che nella unione di que' pochi alti spiriti, che amano la patria.
     
      Fra magnanimi pochi a chi 'l ben piaceI' vo gridando: pace, pace, pace. -
     
      Ma indarno. I rancori di una divisa nazione non possono spegnersi che da un conquistatore, e nondimeno la conquista può solo serbarsi col tenerli vivi. Se i consigli del Petrarca non riuscirono a buon fine, non però cadde l'animo al generoso, e gli andò ripetendo in ogni guisa, giovandosi perfino dell'adulazione a temperare l'asprezza de' suoi veri. Tuttavia, se non fosse stato protetto da grande popolarità, il Petrarca di certo sarebbe incorso nel pericolo che sovrasta a' profeti inermi.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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