Le proteste che il Petrarca mescola alle confessioni degli altri difetti suoi, e che ripete in vecchiezza; "come l'invidia non trovasse mai luogo nel suo cuore;"(108) muovono da una di quelle innumerevoli illusioni, che ci fanno gabbo precisamente quando ci diamo a credere che il cuore nulla possa celare in noi alla nostra penetrazione. L'invidia si rimase in lui dormigliosa, perchè nessuno di quanti stavangli intorno sovrastava di tanto da risvegliarla. Rado peraltro proferì il nome di Dante e affettò di non mai leggerne le opere; e s'ei non può sempre cansarsi dal parlare del suo predecessore, ne parla per ricordarne meno i pregi che i difetti.(109) Le opposte vie per cui natura, educazione, tempi e accidenti di fortuna guidarono questi due uomini ad immortalità, saranno rintracciate nel Saggio seguente. - Di fronte a' contemporanei, il Petrarca si levò tant'alto sopra la gelosia stessa, che sovente s'interpose ad estinguerla fra di essi. Ma qualunque volta l'interporsi tornava indarno, se ne doleva come di calamità immeritata; alla quale pur si esponeva, per ambizione forse di far mostra dell'autorità sua. A tal parte del suo carattere par ch'egli alluda in versi suggeritigli senz'altro dalla sua sperienza.
La lunga vita e la sua larga venaD'ingegno pose in accordar le parti
Che 'l furor litterato a guerra mena.
Nè 'l poteo far: chè come crebber l'arti,
Crebbe l'invidia; e col sapere insiemeNe' cuori enfiati i suoi veneni sparti.
Trionfo della Fama, cap. III.
Benchè la vanità si facesse paga a scapito della pace, entrava egli di mezzo alle quistioni letterarie, trattovi dal generoso principio: "che coloro i quali ardono di carità patria, sendo essenzialmente virtuosi, sono da natura conformati a stringersi d'indissolubile amicizia.
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