Comparando lo stato effettivo dell'uman genere con la perfezione cui anelava, meglio ravviluppossi nella contemplazione di sè, ed ebbe gli uomini per indegni del suo studio, non però della sua censura: e, mentre aspirava al cielo, non era indifferente a questo mondo. È da credersi ch'ei facesse qualche conto della razza umana, perchè, se fosse stato capace di realmente tenerla a vile, non si sarebbe sentito incalzato da quella perpetua necessità di fuggirla, di serrarsi fra quattro mura, di lagnarsi della follia e ignoranza delle brigate, e de' legami onde natura ha stretti noi tutti a vivere fra pazzi, savi, virtuosi, tristi, tiranni e schiavi, e tutti miseri ugualmente. Egli dice, che Laura sopra il suo letto di morte udì una voce, che le ricordava la vita sconsolata e raminga dell'amante suo:
O misero colui ch'e' giorni conta,
E pargli l'un mill'anni, e 'ndarno vive,
E seco in terra mai non si raffronta,
E cerca 'l mar e tutte le sue rive!
Il Petrarca avea già mandato lo stesso lamento nel libro Del disprezzo del mondo, scritto vent'anni prima di questi versi. - "Andai cercando libertà per ogni dove; ad oriente, a mezzodì, a settentrione, a' confini dell'oceano; ma non la trovai in verun luogo, - perchè viaggiai sempre con me stesso."(135)
XVI. Ovunque n'andasse, ricoveravasi in una specie di eremo, e continuava a comporre volumi a iosa, pure sclamando ch'ei non faceva se non consumare il tempo, ma ch'eragli giuocoforza far qualche cosa per obliare sè stesso. - "O mi faccia radere, o tosare, o cavalchi, o sieda a mensa, leggo io stesso, o mi fo leggere.
| |
Laura Petrarca
|