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      Voi dovete portargli venerazione e gratitudine, qual a primo lume di vostra educazione;(147) laddove io lo vidi soltanto una volta da lontano, o a meglio dire mi fu additato mentr'io era pur anche fanciullo. Fu esiliato lo stesso dì in compagnia del padre mio, il quale, rassegnatosi alle sue sciagure, si dedicò interamente alla cura de' suoi figliuoli. L'altro per lo contrario resistette, e famelico solo di gloria, tutto il resto posto in non cale, proseguì nello scelto sentiero. Se ancor vivesse e se il suo carattere fosse al mio così conforme, com'è il suo genio, non avrebbe migliore amico di me."(148) - Questa lettera, fascio di contraddizioni, d'ambiguità e d'indirette difese di sè, accenna all'individuo per circonlocuzioni, come se il nome ne fosse soppresso per cautela o paura. Pretendono alcuni che a Dante non si riferisca;(149) ma la lista, che ancor si conserva autentica,(150) de' Fiorentini mandati a confino il 27 gennaio 1302, contiene i nomi di Dante e del padre del Petrarca, e nessun altro individuo cui si possa applicare veruna delle circostanze menzionate nella lettera, mentre tutte e singolarmente quadrano a capello all'Alighieri.
      III. Questi due fondatori dell'italiana letteratura furono dotati di genio disparatissimo, proseguirono differenti disegni, stabilirono due diverse lingue e scuole di poesia, ed esercitarono fino al tempo presente differentissima influenza. In vece di scegliere, come fa il Petrarca, le più eleganti e melodiose parole e frasi, Dante crea sovente una lingua nuova, e impone a quanti dialetti ha l'Italia il tributo di accozzamenti atti a rappresentare non pure le sublimi e belle, ma ben anche le più comuni scene di natura; tutti i grotteschi concepimenti della sua fantasia; le più astratte teoriche di filosofia, e i misteri più astrusi di religione.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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