A ciò s'indussero anche perchè il Petrarca nella cedola di oblazione erasi espresso, ch'egli ne voleva erede San Marco. Rimasero colà, non senza qualche guasto, dal 1362 fino al 1739: cioè poco meno di quattro secoli dopo il dono, e oltre a due secoli dopo che la biblioteca fu fabbricata ed aperta. Ciò che fece determinare la Repubblica all'inalzamento di quell'edifizio fu un dono magnifico, pe' codici greci prezioso, del cardinal Bessarione; laonde, senza togliere al Petrarca il merito nè della priorità, nè della probabilità di più larghe intenzioni, delle quali or ora si farà cenno, il fondatore effettivo della Marciana fu il cardinal Bessarione. Il Petrarca si fece lecito - sono parole del Morelli - di chiedere una casa per sua abitazione, dove pure i libri fossero riposti. Era forse degno sì della liberalità e sì della politica della Repubblica l'aderire pienamente a quella domanda. Non saprei dubitare, che il Petrarca ciò solo aspettasse per far dono della collezione intera. In tale ipotesi, la prima biblioteca d'Europa avrebbe avuto primordii anche più antichi ed illustri, e a primo bibliotecario il Petrarca. Ad ogni modo la Repubblica assegnò al Petrarca il palazzo delle due torri, spettante allora ad Arrigo Molino, e convertito poi nel monastero di San Sepolcro, che ora avrà subìto nuove vicende. Anche i codici del Bessarione si rimasero troppo lungamente infruttuosi: prima stettero chiusi nelle casse, nelle quali erano sbarcati; poi ne furono messi in mostra i titoli, levando l'asse che ne copriva i dossi; finalmente, scassati appena, secondo l'uso d'allora, vennero incatenati.
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