PREFAZIONE
Molti hanno scritto intorno alle doti che distinguono la lingua italiana da tutte le antiche e moderne. Pochi, per quanto sappiamo, ne hanno trattato con critica, in guisa da far discernere come e quanto essa lingua sia stata fin ad oggi applicata all'eloquenza, alla poesia ed alla letteratura in generale degl'Italiani. Finalmente nessuno ha considerato filosoficamente le origini, le epoche e la formazione di essa, affine di conoscere per via d'analogia i principj, i progressi oscurissimi delle formazioni e trasformazioni di tante altre lingue. Infatti, chi potesse rintracciare siffatte trasformazioni saprebbe quando la terra fu gradualmente popolata, e come il genere umano fu diviso e suddiviso in differenti nazioni. I patti reciprochi delle società umane si creano e mantengono unicamente per mezzo della parola; e gli uomini, che a cagione della diversità delle loro lingue non si possono intendere fra di loro, si dividono naturalmente sotto leggi diverse. Alcune nazioni che, abitando opposti climi ed emisferi con leggi e governi tutti proprj e differenti, parlano ad ogni modo la stessa lingua, sono colonie recentissime di altri popoli; ma tardi o tosto la lingua della Madre Patria dovrà necessariamente alterarsi in guisa che divenga, se non un'altra lingua, certamente un altro dialetto. Il che appare evidentemente nell'immenso tratto d'Europa dove si parla la lingua illirica e dove i Russi, i Boemi e i Dalmati, originarj dello stesso suolo, e serbando pur tuttavia le radici di uno stesso idioma, non possono intendersi senza interprete.
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