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      In fatti anche nelle scienze astratte una verità sola utilmente applicata giova più di mille altre dimostrate evidentemente, ma non applicabili. Ma appunto la nozione che l'uomo è animale essenzialmente imitatore, e che per conseguenza la poesia dev'essere fedele imitazione della natura; nozione la quale da principio era una metafisica speculazione, fu considerata coll'andar del tempo un assioma; e fu quindi e segue ad essere anche al dì d'oggi applicata con una specie d'implicita fede tradizionale. Ma se il principio, come pare a me, non è vero, l'applicazione non può riuscire se non dannosa; ed io avendo adottato principio diverso, i miei particolari pareri su' poeti devono necessariamente discordare da' giudizj oggimai pronunciati di molti critici. Per evitare dunque la taccia d'ambiziosa novità e d'affettata stranezza di opinioni, a me corre l'obbligo di manifestare innanzi tratto per quali ragioni io dubito della verità della comune teoria intorno a' principj primitivi della poesia, e con quali nuove norme io desumerò i miei giudizj su i poeti.
      L'universale dottrina, «che la poesia non è che imitazione della natura», originò primamente da una delle tante opinioni che vennero poi venerate con religione, interpretate ed applicate in mille maniere, perchè s'è creduto che Aristotile le avesse pronunciate in via d'oracolo; quando infatti egli non le avea che enunziate vagamente e quanto bastava all'oggetto particolare ch'egli aveva scrivendo.
      Il nominare Aristotile in altri luoghi fuorchè nelle scuole è oggimai considerato pedanteria; e nondimeno molte delle sue opinioni, in parte giuste ed in parte false, continuano a vivere ed a regnare, e sono spesso l'unico fondamento di molti critici che nel tempo medesimo arrossirebbero di citare la sua autorità.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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