Pagina (9/176)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Poscia, crescendo i lumi col rinascere delle lettere, la venerazione verso Aristotile andò dileguandosi, ed egli allora cominciò a partecipare della pena meritata non già da lui, ma da quelli che avevano abusato del suo nome e delle sue dottrine.
      Molte delle sue dottrine nondimeno, essendo fondate sul vero, non potevan distruggersi. Ma non sono più conosciute per sue; furono travestite sotto altre forme, ed occupate come loro proprie da varj scrittori d'ogni nazione moderna: e lo stesso avvenne anche di alcune altre sue dottrine, le quali, benchè non siano in tutto vere, sono espresse con una maravigliosa apparenza di verità, e furono conservate, illustrate e ampliate, e spesso anche usurpate da molti, i quali, senza più oggimai darne merito e attribuirle ad Aristotile, continuano a farne la pietra angolare de' loro sistemi. Di quest'ultimo genere sono quasi tutte le opinioni espresse da Aristotile nel suo trattato della poesia; e particolarmente le celebri parole «che l'uomo è animale essenzialmente imitatore», e «che la poesia è imitazione della natura per opera dell'uomo, onde l'uomo, per essere poeta, deve assolutamente imitare la natura.»
      La perpetua preponderanza delle dottrine poetiche d'Aristotile sembra un forte argomento in favore della loro intrinseca verità. Ma considerando il cuore umano, e sopra tutto le passioni di quella specie di mortali distinti del titolo di Critici, la lunga venerazione per le teorie aristoteliche può essere attribuita ad altre e più giuste cagioni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





Aristotile Aristotile Aristotile Aristotile Critici