E nondimeno, anche fra questi nuovi legislatori la opinione «che la poesia non è che imitazione della natura» mantenne il suo grado d'assioma, ed è predicata come una delle pochissime verità che non bisognano di prove.
Fors'io mi sono dilungato più che non avrei dovuto a tracciare storicamente le guise, per le quali prevalse e prevale la opinione, che è tuttavia l'unico cardine su cui s'aggira la critica su l'arti d'immaginazione. Ma questa specie di digressione gioverà a dimostrare ancor più ampiamente, che la popolarità della teoria è dovuta non tanto alla sua intrinseca verità, quanto alle circostanze che hanno contribuito a diffonderla e consolidarla in tutte le scuole d'Europa. Questa osservazione gioverà a scemare la necessità di combattere la generale opinione punto per punto, e lascerà maggiore adito ad esporre l'opinione ch'io professo su l'origine della poesia.
L'animale umano è imitatore; ma la sua propensione all'imitazione non deriva, come forse in tutti gli altri animali, dal solo istinto di imparare i modi ond'evitare i dolori imminenti, accrescere i piaceri presenti, e provvedere a' bisogni della sua esistenza. L'imitazione nell'uomo è perpetuamente accompagnata da quella ingenita ed inesplicabile, ma costantissima sempre e spesso sciagurata incontentabilità, che è la sorgente di tutte le sue miserie maggiori e de' suoi più vivi piaceri. Però quando ha bisogni desidera, e desiderando immagina, e immagina cose le quali, se esistessero realmente, contribuirebbero forse alla sua felicità: ma non esistono; e finchè la natura delle cose e dell'uomo rimane com'è, non possono esistere; e quanto è così immaginato da noi si riduce inevitabilmente a sogno che si dilegua.
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