Queste quattro facoltà di sentire fortemente, di osservare rapidamente, d'immaginare nuovamente, e di applicare esattamente, quando sono riunite, equilibrate, vigorosissime in uno stesso individuo e operanti simultaneamente, non già per industria o per forza di regole, bensì con la spontaneità con che opera la stessa natura, par che costituiscano il Genio. L'Arte, imitando la creazione invariabile, coglie il Vero; ma il Genio crea l'Ideale, indovinando, radunando e distribuendo sopra un solo oggetto, con le stesse leggi e con la stessa spontaneità della natura, le varietà ch'ella ha sparse sopra diversi oggetti, o che ella avrebbe potuto creare e spargere onde rendere più belle le opere sue. L'Ideale scompagnato dal Vero non è che o stranamente fantastico, o metafisicamente raffinato; ma senza l'ideale, ogni imitazione del vero riescirà sempre volgare; non avrà nè la grazia delle figure del Correggio, nè la divina beltà della Venere de' Medici e della Madonna della Seggiola, nè il sublime dell'Apollo di Belvedere. L'Apollo e la Venere, come figure umane, sono tutte realmente vere; e sono insieme ideali per una riunione che non si può analizzare, e si sente, d'infinite bellezze che potrebbero essere state sparse dalla natura sopra un solo individuo, ma che pur non si veggono mai; e l'immaginazione del Genio ha saputo o vederle, o indovinarle, e poi raccogliere e disporle in guisa da farle irresistibilmente sentire a chiunque getta l'occhio su quelle statue.
Ma anche presupponendo che individui come l'Apollo e la Venere esistano realmente nel mondo, essi son pure tanto infrequenti, che meriterebbero d'essere considerati come eccezioni ch'escono dal corso abituale delle creazioni della natura; ed anche esistendo naturalmente non potrebbero continuare nello stato di bellezza e di perfezione in cui l'artista le ha perpetuate nel marmo.
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