L'immaginazione del pittore e dello scultore, e più assai l'immaginazione del poeta, agisce costantemente per via d'astrazioni e d'addizioni. Infatti astrae tutto quello che esistendo in natura nuoce alla perfezione ideale, ed aggiunge quanto può conferire alla sublimità e alla bellezza, e sopratutto alla novità. Questo desiderio innato di abbellire, diversificare e migliorare quello che la natura ci ha dato, produce anche fra le tribù de' selvaggi le mutilazioni de loro orecchi, de' loro nasi e delle loro labbra, e le ferite nelle loro membra per appiccarvi strani ornamenti e dipingersi a rabeschi di varj colori. I loro abbellimenti sono rozzi e deformi perchè il loro ingegno non è educato dal progresso delle arti, i loro sentimenti, la loro immaginazione e il lor gusto partecipano della barbarie in cui vivono. Ma non è men vero che, barbari come pur sono, tentano per ingenito istinto di mutare, e credono di adornare la natura in sè stessi. Bensì col progresso della civilizzazione il Genio dell'uomo con opere d'immaginazione meglio educata supplisce alla perfezione ch'egli desidera, e ch'ei non trova esistente in natura. Il mondo in cui viviamo ci affatica, ci affligge e, quel che è peggio, ci annoja; però la poesia crea per noi oggetti e mondi diversi. E se imitasse fedelissimamente le cose esistenti e il mondo qual è, cesserebbe d'essere poesia, perchè ci porrebbe davanti agli occhi la fredda, trista, monotona realtà. Or che necessità, che desiderio abbiamo noi di vederla dipinta e descritta, se già ne siamo assediati, volere o non volere, dì e notte?
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Genio
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