Il fatto sta che la poesia istruisce molto più, perchè diletta ad un tempo; e perchè col piacere di moltiplicare sensazioni ed idee non esige unita la fatica che accompagna più o meno gli altri studj.
Vive perpetuamente nell'uomo il bisogno di rendere con le parole facile all'intelletto ed amabile al cuore la verità? Qual taciturna contemplazione può apprendere ed insegnare questo nostro sapere, che ci fa sempre più superbi e più molli? Le nostre passioni hanno forse cessato d'agire, o le nostre potenze vitali hanno cangiata natura? E le scienze morali e politiche, che prime ed uniche forse influiscono nella vita civile, perchè sole possono prudentemente giovarsi delle scienze speculative e delle arti, a che pro tornerebbero, se ci ammaestrassero sempre co' sillogismi e coi calcoli? L'uomo non sa di vivere, non pensa, non ragiona, non calcola se non perchè sente: non sente continuamente se non perchè immagina; e non può nè sentire nè immaginare senza passioni, illusioni ed errori. La filosofia non cambia che l'oggetto delle passioni; e il piacere e il dolore sono i minimi termini d'ogni ragionamento. Quindi la verità, quantunque d'un aspetto solo ed eterno, appare moltiforme e indistinta al nostro intelletto, perchè noi, dovendo incominciare a concepirla coi sensi, e a giudicarla con l'interesse della sola nostra ragione, la vestiamo di tante e sì diverse sembianze; e le sembianze constano di tanti accidenti quante sono le disparità de' climi, de' governi, dell'educazioni e de' nostri individuali caratteri: onde anche le cose men dubbie sono assai volte mirate dai saggi con mente perplessa, e dagli altri tutti con occhio incredulo ed abbagliato.
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