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      Non è latinità classica questa, - ma non è gotica; ed è da considerare che il poeta era nato contadino, e che essendosi educato da sè, doveva aver trovato fuori delle scuole alcuni uomini, da' quali egli potesse raccogliere gusto ed istruzione. E da questi appunto la lingua italiana cominciò ad essere scritta, e gradualmente animata dall'energia, e abbellita della eleganza e della rotondità della latinità classica, di cui non tutti i libri rimasero sotterrati; anzi, alcuni che allora esistevano, oggi si sono smarriti. Ma finanche la barbarie del latino, con che la Teologia, le Leggi e la Dialettica aristotelica erano insegnate nelle Università, cospirava al progresso della lingua letteraria italiana. Certamente il dizionario, la fraseologia di que' professori sarebbero riesciti enigmatici agli scrittori del secolo d'Augusto: tuttavia le forme esteriori della lingua e le regole grammaticali che guidavano la sintassi di Cicerone non erano molto diverse da quelle, senza le quali il latino non può essere scritto mai. Infatti lo stile cattedratico delle Università del medio evo fu come l'anello intermedio fra il latino puro e l'italiano letterario; perchè le leggi grammaticali del latino, che s'appressava allo stato di lingua morta, rimanevano a governare le nuove forme e i suoni diversi della lingua nascente.
      Ora a dimostrare quanto abbiamo di sopra indicato, che anche la lingua francese contribuì in quell'epoca ad arricchire l'italiana, bisognerebbe la esposizione di fatti che per la loro oscurità esigerebbero di essere circostanziati più che non è conceduto ai limiti d'un'opera periodica.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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