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      Infatti, oltre alla comune origine del latino rustico, le due lingue avevano contratto strettissima affinità sino dal secolo ottavo, dopo che per le conquiste di Carlo Magno l'Italia fu lungamente dominata da principi ed eserciti francesi; e se la dinastia de' Longobardi avesse continuato a regnare d'allora in qua, forse che gl'Italiani oggi avrebbero una lingua d'indole alquanto diversa. Certo è ad ogni modo che, mentre gli scrittori siciliani e toscani cominciavano a dar carattere proprio e nazionale alla lingua, e la sua sintassi si ordinava naturalmente sulle leggi certissime del latino, molta nuova ricchezza di parole, d'idee e di stile le veniva dalla Francia. I più antichi libri italiani sono traduzioni delle storie del re Artù, e delle imprese dei cavalieri erranti. I primi crociati che ritornarono in Europa furono francesi, e portarono nozioni di oggetti, di arti e di mille cose ignote a' Cristiani, e per cui bisognavano nuove parole create primamente in Francia, e trapassate rapidamente in Italia. La poesia de' trovatori, la vita cavalleresca, il lusso delle corti de' principi e le corti d'amore in Francia avevano diffuso una qualche eleganza di sentire, di pensare e di scrivere fra gl'Italiani. Finalmente pare anche che le scienze diverse dalla Teologia, dalla Giurisprudenza e dalla Medicina potessero allora meglio spiegarsi in francese; e Brunetto Latini, fiorentino, come abbiamo già notato, scrisse la maggiore delle sue opere intitolata il Tesoro in lingua francese, perchè, dic'egli nella prefazione, «è la più dilettevole e più universale che tutti gli altri linguaggi.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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