(22)» Pur se ogni volta si cercasse d'avverare la realtà schietta de' fatti, appena uno di mille fenomeni letterarj mancherebbe di spiegazioni naturalissime e giornaliere. Il vero si è, che il meravigliarsi è uno de' bisogni dell'uomo; e però il procurare che gli altri si meraviglino è un espediente che riesce egregiamente a comporre volumi piacevoli, dando novità a cose vecchie, e apparenza di aneddoti secreti e appena scoperti a storie pubbliche per chiunque vuol leggerle. L'esistenza di Beatrice e del sonetto e dell'amore che lo produsse, sono circostanze notissime da cinque secoli e più, e registrate puntualmente da Dante nel suo romanzetto intitolato la VITA NUOVA.
Certo il suo primo sonetto fu scritto quand'aveva diciotto anni; e considerando non tanto l'età sua, ma lo stato della lingua e della poesia nel suo secolo, pare saggio bellissimo per sè stesso. Se non che non fu mai nè ammirata quanto pur merita, nè studiata attentamente l'operetta della Vita Nuova; e non pertanto palesa l'anima dell'autore, e la prima concezione del suo grande poema(23), e l'impulso e il progresso dato in un subito non solo alla poesia, ma, quel che è più difficile in tutte le lingue, alla prosa italiana. Dante cominciò a fondare non solo gli esempj, ma anche le grandi teorie dalle quali vennero poi tutte le regole, e sono le vere, suggerite dalla pratica di tutti gli scrittori in ogni specie di composizione sino a' dì nostri. E malgrado le dispute d'accademie grammaticali e di scuole, e i precetti infiniti di neologisti e cruscanti, la lingua italiana, finchè non cesserà d'essere scritta, si governerà perpetuamente co' principj luminosi e sicuri che Dante ricavò dalla natura d'ogni lingua, e dal carattere di quella ch'egli perfezionava.
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