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      Se voi non la intendete in questa guisa,
      In vostra gente ha molti frati Alberti,
      D'intender ciò ch'è porto loro in mano.
     
      Con lor vi restringete senza risa;
      E se gli altri de' dubbj non son certi,
      Ricorrete alla fine a messer Giano.
     
      Di Guido Cavalcanti non resta fuorchè una breve raccolta di versi quasi tutti amatorj, e un gran nome, appena secondo a quello di Dante. L'amore delle sue poesie è spesso più platonico di quello del Petrarca, e non è dir poco; ma talvolta anche sentono la giovialità non molto vereconda d'Anacreonte; e quest'ultimo carattere è del tutto invisibile negli altri poeti di quell'età. Il suo stile è men amabile in sì fatto genere di composizione che quello di Dante: l'uno e l'altro cedono di molto nella soavità a Cino da Pistoja loro coetaneo. Ma le concezioni di Guido sono profonde; la lingua è ricca: ei distinguesi sovra gli altri tutti nell'andamento del suo fraseggiare, e nei numeri della sua verseggiatura, perchè il suo stile spira una fierezza originale, derivante tutta dalla tempra straordinaria dell'anima sua. Era uno di que' pochi individui che costringono gli altri uomini ad ammirarli, e tramandare la loro memoria alla posterità senza alcun'opera che giustifichi l'ammirazione. Bayle nel suo Dizionario ne ha parlato più esattamente degl'Italiani; e fra le cose sfuggite anche a quel sommo critico, noi non suppliremo se non a quelle poche che sono connesse al nostro soggetto, e degne d'esser ricordate a togliere una o due importanti lacune.
      L'anno in cui Guido Cavalcanti morì fu sorgente di molte liti, e deluse le indagini anche d'un suo discendente, il quale pubblicò non è molto le poesie e una nuova biografia del suo illustre antenato(24). Ma niuno s'accorse d'un passo d'antico storico ed uomo di Stato, il quale inoltre scriveva negli Archivj della Repubblica Fiorentina.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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