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      Ei narra che Guido morì nell'anno 1301 in esilio, poco dopo che Dante, nella sua magistratura, operò che per la quiete della città fossero confinati i capi de' Guelfi e de' Ghibellini; e fra questi ultimi era Guido(25). Tuttavia se Dante non viveva fino d'allora Ghibellino coperto, era pur sempre amico caldissimo e aperto di Guido; e l'avere tentato di farlo ripatriare, perchè s'ammalò mortalmente per la malaria del paese ov'era confinato, fu l'uno dei gravi delitti pe' quali anche a Dante toccò poi d'errare calunniato, ramingo, mendico e inseguito con tre sentenze di pena capitale; e non trovare sepolcro che fuori della sua patria. Ma i sacrifizj fatti dall'amico suo non giovarono a Guido, che già consunto dall'infermità si moriva o innanzi di ritornare in Firenze, o subito dopo ch'ei la rivide. Pare che questi siano gli ultimi versi scritti da lui:
     
      Perch'io non spero di tornar giammai,
      Ballatetta, in Toscana,
      Va tu leggiera e piana,
      Dritta alla donna mia.
     
      Tu senti, Ballatetta, che la morteMi stringe sì, che vita m'abbandona;
      E senti come 'l cor si sbatte fortePer quel che ciascun spirito ragiona:
      Tant'è distrutta già la mia persona,
      Ch'io non posso soffrire:
      Se tu mi vuoi servire,
      Mena l'anima teco,
      Molto di ciò ti preco,
      Quando uscirà del core.
     
      Non poca parte della gran fama che sopravvisse sulla tomba di Guido derivò senza dubbio dalla sua amicizia con Dante, e dalla menzione che questo poeta ne fa con amore insieme e riverenza. Pur vi cospirarono alcune altre di quelle cagioni, che assegnano talvolta agli uomini una celebrità non corrispondente alla loro vita.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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