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      La famiglia di Guido, vero o falso che fosse, traeva l'origine da guerrieri venuti in Italia quando Carlo Magno ne cacciò i re longobardi. Era capo di fazione, fiero d'animo e imperterrito ad affrontare i suoi nemici con l'armi(26). Era eloquentissimo nelle assemblee popolari. Suo padre, per le sue speculazioni metafisiche sopra i principj d'Aristotile, com'erano commentati dagli Arabi e tradotti in latino, aveva negato arditamente l'immortalità dell'anima(27); e fu creduto che Guido, sospingendo la filosofia più oltre che il padre suo, avesse studiato a provare che Dio non esisteva(28). In ogni tempo e paese, ma più assai in un secolo superstizioso e in una repubblica popolare, tutte queste cagioni riunite bastano ad attirare l'attenzione degli uomini, a farli parlare in bene o in male intorno ad un individuo, a scrivere d'esso il vero e non vero, a ridurre ogni cosa alla meraviglia e tramandare alla posterità un carattere più straordinario che forse realmente non era. Così, anche due secoli dopo la sua morte, Guido fu descritto ornato d'ogni grande qualità di cuore e di mente, e fin anche dell'esterno della bellezza, da molti suoi concittadini, ma più eloquentemente da Lorenzo de' Medici(29); il quale trovò anch'esso storici insieme e panegiristi, superati tutti dal celebre Roscoe.
      Se non si fosse smarrito il trattato che Guido Cavalcanti compose su la lingua italiana, avremmo oggi un documento attissimo a lasciarci stimare le sue facoltà intellettuali. Le sue teorie, qualunque si fossero, sarebbero ad ogni modo meno inutili alla letteratura che non furono e saranno mai le speculazioni teologiche, e peggio quelle che a lui sono attribuite.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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