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      Ma quanto alle forme della lingua, l'Alfieri le pigliò principalmente dalle prose del Machiavelli, e il Monti dal poema dell'Ariosto.
      L'altro genere di poesia trattato da Dante fu la lirica amorosa, ed era comune a tutti i suoi coetanei; e dopo mezzo secolo essendo stata ridotta dal Petrarca ad invariabile perfezione, fu poscia per quattrocento anni stoltamente imitata anche dagli uomini savi; e analizzata da' critici e dalle accademie: ma niuno s'avvide mai che sì fatta lingua non si presta a imitazione di poeti, nè ad analisi di precettori di grammatica. Quanto agli elementi di cui il Petrarca si valse a comporre quella sua lingua, ne faremo parola osservando l'epoca seguente, alla quale egli spetta. Ma quanto al genere della sua poesia, ei lo trovò già introdotto da scrittori anche più antichi di Guido Cavalcanti, di Cino da Pistoia e di Dante. Questi tre, fra' quali Dante primeggia, superarono i loro antecessori, e spianarono il sentiero al Petrarca a condurre Laura al terzo cielo. È poesia lirica platonica, d'amore platonico, in lingua platonica. Riescono versi mirabili, perchè sembrano concepiti da anime più che umane; ma parlano raramente alla fantasia nostra per via d'immagini, bensì la rapiscono in estasi; commovono il cuore a sentimenti indistinti, gratissimi, ma fuggitivi perchè la passione è rigorosamente disgiunta da' nostri sensi, che sono i ministri naturali e perpetui d'ogni passione reale; finalmente le idee sono sottilmente derivate da teorie metafisiche inconcepibili; spesso oscure a' poeti che si studiano d'illustrarle.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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