Sì fatti scrittori risplendono, e non riscaldano; e dove sono passionati sembrano più addestrati che nati all'eloquenza; perciò il lettore non può persuadersi che mai sentano quanto dicono: e narrando, descrivono e non dipingono: nè vien loro mai fatto di costringere la loro sentenza in un conflato di fatti, ragioni, immagini e affetti, a vibrarla quasi saetta che, senza fragore nè fiamma, lasci visibile il suo corso in un solco di calore e di luce, e arrivi dirittissima al segno. Bellissimi scrittori pur sono nel loro genere; non però vediamo come altri possa ammirare in essi riunite in sommo grado le doti dello stile de' filosofi, degli storici, e de' poeti. Sono doti dissimili, o che noi c'inganniamo, da quelle del Boccaccio; e n'è prova che il loro abuso le fa degenerare in difetti al tutto contrari. Tucidide ti affatica imponendoti di pensare senza riposo; e il Boccaccio forse t'annoia, come chi non rifina di ricrearti con la sua musica. È stile a ogni modo felicemente appropriato a donne briose e giovani innamorati che seggono novellando a diporto. - Ma che libri di politica, com'oggi alcuni n'escono, dettati in quell'oziosissimo stile, possano educare a sensi virili e pensieri profondi, non lo crediamo. - Di ciò veggano gl'Italiani, o più veramente, quando che sia, i loro posteri. Ma noi, guardando al passato, non possiamo da tutta la lunga storia delle lodi del Decamerone se non desumere, che la troppa ammirazione per quel libro insinuò nella lingua infiniti vizi, più agevoli a lasciarsi conoscere che a riparare; e guastò in mille guise e per lungo corso di generazioni le menti e la letteratura in Italia.
| |
Boccaccio Boccaccio Italiani Decamerone Italia
|