Pagina (105/176)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ed in quella borsa aveva una lettera dello infrascritto tenore. Ma prima diciamo di ciò che va innanzi alla lettera. La Damigella morìo del mal d'amore: e fu fatto de lei ciò ch'ella aveva detto della navicella sanza vela, e sanza remi, e sanza niuno sopra sagliente; e fu messa in mare. Il mare la guidò a Camalot, e ristette alla riva. Il grido fu per la Corte. I Cavalieri, e Baroni dismontaro de' palazzi; e lo nobile Re Artù vi venne; e maravigliandosi forte molti, che sanza niuna guida questa navicella era così apportata ivi. Il Re entrò dentro; vide la Damigella, e l'arnese. Fe' aprire la borsa; trovaro quella lettera. Fecela leggere, e dicea così: A tutti i Cavalieri della Ritonda manda salute questa Damigella di Scalot, siccome alla miglior gente del mondo. E se voi volete sapere perch'io a mio fine sono venuta, ciò è per lo migliore Cavaliere del mondo, e per lo più villano, cioè Monsignor Messer Lancialotto de Lac, che già nol seppi tanto pregare d'amore ch'elli avesse di me mercede. E così, lassa, sono morta per bene amare, come voi potete vedere.»
      Scarno com'è questo stile di narrazione, è pur vivo; qui la sintassi governasi da quella sola grammatica, ed è la vera e perpetua, la quale in ogni lingua vien suggerita dalla natura a tutti gli uomini, sì che s'intendano facilmente fra loro. Pochissime delle parole sono antiquate, e l'evidenza di tutte le altre si serbò sino a' giorni nostri. Scorre per entro il racconto una certa grazia d'ironia così che, se la data non fosse avverata, darebbe da credere che lo scrittore mirasse con la sua breve e non mai terminata novella a deridere i novellatori del Decamerone, che non rifiniscono mai di prosare e ascoltarsi da sè. Alle volte anche quegli antichissimi s'industriavano di aiutarsi di molte parole, e ingrandire le descrizioni, e accrescere il calore degli affetti; ma o che la povertà de' vocaboli della lingua ne gl'impedisse, o che non avessero ancora imparato come intrecciarle, incominciavano alle volte con un po' di rettorica, e si tornavano sempre alla lor semplice brevità. Infatti l'autore della novelletta par che si fermi a mezzo per indigenza di locuzioni, e s'affretta a finire il racconto suo come può.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





Damigella Camalot Corte Cavalieri Baroni Re Artù Damigella Cavalieri Ritonda Damigella Scalot Cavaliere Monsignor Messer Lancialotto Lac Decamerone