Se fosse piaciuto al Boccaccio di abbellire e allungare per via di molta varietà di circostanze, di passioni e caratteri, e di ricchezze di stile questo racconto, com'ei pur fe' di que' molti ch'ei derivò da' romanzi, ei di certo si sarebbe giovato mirabilmente del nuovo modo di morire adottato dalla giovinetta, e le avrebbe disposte e colorite in maniera da conferire più verosimiglianza alla bizzarra invenzione. Se non che forse, volendo troppo descrivere la fanciulla morta vestita a nozze, e il cadavere ramingo nel mare senza certezza di sepoltura, e far parlare la giovinetta morente confortandosi della speranza di manifestare al mondo che il cavaliere non riamandola la lasciava perire, la rettorica avrebbe raffreddata la fantasia del lettore, e sparpagliate tutte quelle immagini e affetti ch'escono a un tratto spontanei dalla schietta ripetizione delle parole senz'arte. - La Damigella morìo del mal d'amore: e fu fatto de lei ciò ch'ella aveva detto della navicella sanza vela, e sanza remi, e sanza niuno sopra sagliente; e fu messa in mare. L'aridità di quasi tutti que' primi narratori è talor compensata dalla libertà, alla quale essi lasciano la mente del lettore a sentire e pensare da sè.
Quanto più le scritture vengono verso l'età del Boccaccio, tanto più abbondano di vocaboli, e di membretti annodati da particelle, e disposti a periodi men rotti e più numerosi. Gli artifizj della sintassi si moltiplicavano per via di traduzioni e imitazioni libere dal latino; e moltissime ne giacciono inedite.
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