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      Il che degli innamorati uomini non avviene, sì come noi possiamo apertamente vedere. Essi, se alcuna malinconia o gravezza di pensieri gli affligge, hanno molti modi da alleggiare o da passar quella; perciocchè a loro, volendo essi, non manca l'andare attorno, udire e vedere molte cose, uccellare, cacciare, pescare, cavalcare, giucare o mercatare. De' quali modi ciascuno ha forza di trarre o in tutto o in parte l'animo a sè, e dal nojoso pensiero rimuoverlo, almeno per alcuno spazio di tempo; appresso il quale, con un modo o con altro, o consolazion sopravviene, o diventa la noia minore.»
     
      Ut corpus, teneris ita mens infirma puellis:
      Fortius ingenium suspicor esse viris.
      Vos, modo venando, modo rus geniale colendo,
      Ponitis in varia tempora longa mora.
      Aut fora vos retinent, aut unctae dona palestrae:
      Flectitis aut froeno colla sequacis equi.
      Nunc volucrem laqueo, nunc piscem ducitis hamo:
      Diluitur posito serior hora mero.
      His, mihi submotae, vel si minus acriter urar,
      Quod faciam, superest, praeter amare nihil.(42)
     
      Del Petrarca, grande contemporaneo ed amico del Boccaccio, che divise con lui fino a quasi tutto il secolo decimottavo la gloria di predominare assolutamente su la lingua italiana, non possiamo scriver nulla che non sia già noto, e pochissimo che serva al proposito nostro. Abbiamo già veduto nel Discorso precedente che la poesia italiana è poco atta a contribuire all'analisi e alla storia della lingua: inoltre molti ne trattarono e ne trattano giornalmente; mentre la critica degli scrittori in prosa rimane campo tuttavia poco esplorato.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





Petrarca Boccaccio Discorso