Le date, accennate chiaramente ne' suoi versi e registrate di sua mano ne' suoi autografi, palesano che la raccolta di que' versi fu scritta nel corso di trent'anni. Ogni stanza, ogni verso ed ogni parola furono ricorretti più volte, e riveduti in diversi intervalli di tempo. Da prima il Petrarca voleva bruciare tutti que' versi; poi si riconsigliò, e attese a perfezionargli. Ma la loro lingua è più dell'Autore che della nazione, e si potrebbe propriamente chiamare col nome di petrarchesca. Infiniti uomini di studio indefesso e d'ingegno si applicarono ad imitarla, e tutti senz'eccezione riescirono o mediocri verseggiatori, o scrittori ridicoli: e questa è la prova più convincente che la lingua di quelle poesie non può dare esempj, nè regole, perchè è fuor d'ogni esempio, d'ogni sistema e teoria di grammatiche. Non ebbero fortuna migliore gl'imitatori del Boccaccio, perchè, quantunque scrivessero in un genere di composizione più soggetta a metodo logico d'esprimere i pensieri, e più regolare a secondare le norme grammaticali, e soprattutto più accomodata alla intelligenza di tutti i lettori, pur nondimeno è lingua nella quale la materia assume forme tutte proprie dell'arte e del genio dello scrittore. La fortuna del Decamerone animò la gara di que' tanti novellatori a giornate, venuti a noia sin da' loro tempi; e poscia, per la rarità delle edizioni, apprezzati dagli intendenti di libri. Enrico Roscoe, figliuolo dello storico illustre, raccolse per serie d'anni alcune di quelle novelle; e traducendole con eleganza di stile schiettissimo, palesò che la ripuganza di leggerle in originale derivava per lo più dall'affettazione comune a molti di andar prosando come il Boccaccio.
| |
Petrarca Autore Boccaccio Decamerone Roscoe Boccaccio
|