Pagina (113/176)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Certo, se il Petrarca avesse dovuto spendere a scrivere in prosa italiana la decima parte delle fatiche ch'ei diede a' suoi versi, egli non avrebbe potuto scrivere tanto. Questa ragione contribuì, fra le molte altre, ad indurlo a comporre ogni sua cosa in latino; ma l'allettamento principale era la gloria allora ottenuta da' poeti latini, e appena conceduta dagl'italiani, nelle università e nelle corti de' principi. E nondimeno tutti sapevano poco o nulla intorno all'essenza e alla qualità della lingua latina. Coluccio Salutati era dottissimo, e in gran fama fra' letterati di quell'età; e pronunziò che il Boccaccio nelle sue poesie pastorali scritte in latino non era inferiore che al solo Petrarca, ma che il Petrarca era superiore - chi il crederebbe? - a Virgilio(43). Erasmo per altro, critico d'altri tempi e d'altra mente, osservando la letteratura del secolo decimoquarto, scema alquanto le lodi date al Petrarca, e ne aggiunge al Boccaccio giudicandolo scrittore di latinità meno barbara.(44)
      Il danno che il Petrarca, per la troppa ambizione di scrivere in latino, recò alla sua lingua materna fu compensato da lui con l'infaticabile e generosa perseveranza a ridonare all'Europa gli avanzi più nobili dell'ingegno umano. Nè i monumenti dell'antichità, nè le serie delle medaglie, nè alcun manoscritto di romana letteratura fu trascurato da lui, ogni qual volta ei potè sperare di toglierlo alla dimenticanza e farlo trascrivere a moltiplicarne le copie. S'acquistò la gratitudine di tutta l'Europa, ed è tuttavia meritamente chiamato primo ristoratore della classica letteratura.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





Petrarca Salutati Boccaccio Petrarca Petrarca Virgilio Petrarca Boccaccio Petrarca Europa Europa