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      Vivevano a que' dì due Sanesi che poi furono venerati sopra gli altari. L'un d'essi era letterato e monaco Certosino, e lo trovi citato dal Fabricio Sanctus Petrus Petronus. L'altro era Giovanni Colombini che fondò un altro ordine di frati, e scrisse la vita di San Pietro Petroni per divina ispirazione. I Bollandisti allegano che il manoscritto del nuovo Santo, smarritosi per due secoli e mezzo, capitò miracolosamente alle mani d'un Certosino che lo tradusse dall'italiano in latino, e nel 1619 lo dedicò a un Cardinale de' Medici. Forse il Colombini non ha mai scritto; e il biografo de' Santi nel secolo XVII ricavò le notizie de' miracoli, registrati nelle cronache e nelle altre memorie del XIV; e, per esagerare la conversione miracolosa del Boccaccio, pervertì una lettera del Petrarca che nelle sue opere latine ha per titolo: De vaticinio morientium. Il Beato Petroni morendo aveva infatti commesso, verso l'anno 1360, a un frate d'intimare al Boccaccio che lasciasse da parte gli studj, e s'apparecchiasse alla morte; e il Boccaccio ne scrisse atterrito al Petrarca, il quale rispose: «Fratel mio, la tua lettera m'ha riempiuto la mente d'orribili fantasie, ed io leggevala combattuto e da grande stupore e da grande afflizione. Or come poteva io senz'occhi piangenti vederti piangere e ricordare la tua prossima morte, mentre che io non bene informato del fatto, attendeva ansiosissimo alle tue parole? Ma oramai che ho scoperta la cagione de' tuoi terrori, e ci ho pensato un po' sopra, non ho più nè malinconia, nè stupore.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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