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      Le fazioni de' Guelfi e de' Ghibellini erano o spente del tutto, o semivive. Le cittā signoreggiate da piccoli e mutabili tirannetti indipendenti, o costituite in repubbliche turbolente ed efimere, si erano giā incorporate ne' dominj de' loro vicini pių forti. I papi, istigatori e stromenti della Francia, avevano lasciato Avignone e ristabilita la loro sede in Italia. Gli imperadori germanici, serbando il titolo di Re de' Romani e il diritto di sovrani feudali di tutta l'Italia, non vi comparivano pių. La dinastia francese non regnava pių a Napoli; e v'erano tornati i discendenti della Casa d'Aragona, che da quasi due secoli continuavano a governare la Sicilia, ed erano razza italiana. Ladislao re di Napoli, e Gian Galeazzo Visconti avrebbero forse potuto, come aspiravano, impadronirsi di tutta, o di gran parte della Penisola per cominciare a formare, non foss'altro, due forti regni. Ma il re di Napoli, mentre veniva vincitore dal mezzogiorno nel centro della Toscana, e il Visconti dal nord, l'uno e l'altro morirono.
      Cosė nel secolo decimoquinto l'Italia si rimase divisa in diversi Stati, nč troppo deboli da essere facilmente conquistati, nč troppo forti da offendere gli altri impunemente. I papi predominavano sovra tutti i governi italiani, ma pių in virtų del loro nome di Vicario di Cristo, che per le vittorie del Dio degli eserciti; e le loro scomuniche, benchč temute per le minacce de' danni dell'altro mondo, non avevano pių forza in questo da sommovere i popoli contro i loro principi naturali, nč riunire le armi di Europa a guerreggiare nelle Crociate.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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