Ma quando questo disprezzatore d'ogni eleganza di vita e d'ogni classica letteratura predicava al popolo, esortandolo dal pulpito a liberarsi dal giogo effemminato della casa de' Medici; quando dalla Toscana tuonava sì che Alessandro VI, e tutta la gerarchia papale l'udivano a Roma, e dannava alla esecrazione le usurpazioni e le prostituzioni e le abbominazioni della Chiesa Romana; quando da oratore e da legislatore e da profeta insegnava alla moltitudine le costituzioni ch'egli aveva meditato nella storia del genere umano, e gli pareano migliori ad ordinare e perpetuare la libertà della Repubblica; allora quel frate scorrettissimo nella lingua, senza studio di stile, senza nessun'arte rettorica, doveva essere il più terribile degli uomini eloquenti che siano stati mai prodotti nel mondo. Le sue prediche non erano scritte da lui; le sole che abbiamo alla stampa in caratteri gotici furono messe insieme fra bene e male da un Notaro che ascoltandole le copiava per mezzo d'una imperfettissima abbreviatura; e non potè forse scriverne nè pur la metà, e non furono più ristampate. Per quanto ne abbiam fatto ricerche, non c'è mai riuscito di poterne trovare una copia che non sia mutilata; e talvolta s'incontrano lacune di venti o trenta pagine a un tratto stracciate da tutte le copie fino da' tempi di Alessandro VI. Abbiam udito che alcuni rarissimi esemplari interi esistano tuttavia; quanto a noi, disperiamo di vederne uno solo. E davvero, se ciò fosse in nostro potere, a noi, per una copia non mutilata delle prediche del Savonarola, non rincrescerebbe di dare in cambio tutti quanti i libri rari registrati nel Decamerone del Reverendo M. Dibdin.
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