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      Pur nondimeno l'epoca seguente manifesterà che vi sono cose incredibili insieme e verissime; ma che si rimangono o non osservate o dissimulate, a fine di scrivere in loro luogo cose credibili, benchè false.
     
      DISCORSO SESTO
     
      EPOCA SESTADALL'ANNO 1500 AL 1600
     
      Se gl'Italiani si fossero giovati della tranquillità e dell'indipendenza ch'ebbero nel lungo corso di anni del secolo precedente, quando vivevano meno atterriti da' papi e non minacciati dalla presenza d'eserciti forestieri, e si fossero allora costituiti in nazione, gli scrittori si sarebbero immedesimati di necessità colla loro patria, ed avrebbero ampliato una lingua men artificiale e più generosa, scritta insieme e parlata, e che non fu mai conosciuta, nè si conoscerà mai forse in Italia. Se non che le città attendevano a contendere, più per via d'ambasciadori che d'eserciti, tra di loro, e gli scrittori contemplavano oziosamente l'antica Roma ed Atene più che l'Italia; e scrivendo in latino, andavano riducendosi più sempre a comunità diversa al tutto dalla nazione. Lorenzo de' Medici forse aspirò, e non potè afferrare l'opportunità che alloramai cominciava a dileguarsi per sempre. La sua morte accompagnata da invasioni straniere e commozioni in tutta l'Italia, e da un nuovo governo popolare in Firenze, condusse una brevissima epoca propizia a' forti ingegni. Il Machiavelli scriveva allora; e morì poco innanzi che i papi e i loro bastardi, ammogliati a bastarde di monarchi forestieri, togliessero ogni voce e ogni senso di libertà a' Fiorentini.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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