Alcuni votavansi di non leggere mai libri profani; ma non potendo lungamente reggere al voto, ne impetravano l'assoluzione dal papa. Altri, per non contaminare le cose cristiane con l'impura latinità de' frati e de' monaci, avrebbero voluto poter tradurre la Bibbia col frasario del secolo d'Augusto.
Trent'anni circa dopo il principio, e pochissimi innanzi la fine del presente secolo, morirono l'Ariosto e il Tasso. L'intervallo di tempo fra la morte dell'uno e dell'altro fu fecondissimo di libri d'ogni maniera, e famoso per questioni grammaticali. I nomi degli autori di quell'età hanno poscia occupato tutti gli storici di letteratura, che ne hanno scritto volumi, biografie ed analisi critiche senza fine. E nondimeno l'Ariosto e Torquato Tasso restano i soli degni del nome di grandi. Che se parecchi altri passano oltre la mediocrità, e furono benemeriti della lingua più con gli esempj che co' precetti, e fra questi primeggiano Giovanni della Casa, e Annibale Caro, moltissimi non sono che mediocri, e non li nomineremo. Molti altri sono anche di peggio, se peggio può essere, e de' quali non importerebbe di far memoria neppure in massa, se non appartenessero appunto al secolo decantato come il più illustre della italiana letteratura; se i loro nomi, come abbiamo accennato, non fossero celebri in tutte le storie letterarie; e finalmente se molte delle loro meschine opere non fossero state stampate da poco in qua nella collezione di quattrocento e più volumi, sotto nome di Classici, pubblicati in Milano.
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