Benedetto Varchi suo concittadino e contemporaneo andò all'altro estremo, e scrisse la storia fiorentina minutissimamente, così che, per narrare gli avvenimenti di sette anni, occupò forse più pagine che non altri a narrare la storia della Repubblica Romana da Romolo a Giulio Cesare. E il Varchi alla minuzia de' fatti aggiunge una superfluità di parole che non può essere concepita, se non da chi ha la pazienza di leggerlo; e non v'è vocabolo signorile o triviale di cui egli non si studi di giovarsi alla rinfusa. Il buon uomo era stipendiato a scrivere dal gran duca Cosimo; ma non si potè tenere di dire male de' papi: e la sua storia non fu pubblicata se non assai tardi, e tronca delle ultime pagine, che poi in altre edizioni fatte alla macchia furono aggiunte. Non molto dopo il Guicciardini e prima del Varchi, Bernardo Segni vivea storico ignoto, e più veritiero. Era nominato a' suoi tempi fra' tanti altri traduttori e chiosatori d'Aristotile; ma nacque, crebbe, e fu educato repubblicano di parte, e narrò la storia della servitù; e forse, per non porre a pericolo i suoi figliuoli, ei morendo non disse dove aveva riposto il suo manoscritto. Ritrovato poi a caso, guasto dal tempo, fu donato a uno de' principi Medici, a' quali giovava di risotterrarlo; e non fu veduto dal mondo che dopo quasi due secoli, e con fresche lacune; non così per amore degli antichi signori di Firenze, de' quali la razza allora spegnevasi, come per riverenza alla memoria de' papi. Tuttavia, mutilata com'è, e benchè letta da pochi, la storia del Segni, dopo quella del Machiavelli. avanza in naturalezza e sobrietà il Guicciardini.
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