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      Così la lingua che sola può dar progresso alla letteratura, impedivala. E nondimeno la letteratura era allora da tutti i precedenti secoli e dalle nuove rivoluzioni del mondo versata sovra l'Italia a torrenti. Tutta la poesia, l'eloquenza, la storia e la filosofia de' Romani e de' Greci rivissero quasi di subito con la invenzione della stampa. Gli annali della terra, e i nuovi costumi del genere umano scoperti con l'America eccitavano la curiosità degli ingegni. I mari d'allora in poi incominciarono ad arricchire altri popoli: l'opulenza che avevano portato alle città italiane, non potendosi più ornai applicare al commercio, compiacque al lusso e alle belle arti. I palazzi arredati di monumenti e di biblioteche educarono antiquarj e scrittori d'erudizione, e crescevano la supellettile letteraria. Accrescevala anche la servitù in che declinarono le città libere, dacchè i nuovi signori, costringendo gli uomini generosi al silenzio, stipendiavano lodatori; nè vi fu secolo nel quale l'adulazione sia stata bramata con tanta libidine, o sì sfacciatamente professata ne' libri. Le controversie inerenti agli oracoli della Bibbia erano allora fierissime, universali. E quanto l'Europa in questa età sua decrepita ciarla di speculazioni politiche, tanto allora farneticava di religione: se non che le condizioni de' regni e gl'interessi de' principi, e più assai degl'Italiani, non pendeano, come oggi, da pubblicani che di carta fanno danaro a nudrire soldati, bensì da dottori che di teologia facevano ragioni a sommovere popoli; e perchè quelli studj fruttavano ecclesiastiche dignità, produssero una moltitudine di uomini letterati.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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