Ma, e perché, le diss'io, perché mai non è qui vostra madre? – Da più settimane vive in Padova con sua sorella; vive divisa da noi e forse per sempre! Mio padre l'amava: ma da ch'ei s'è pur ostinato a volermi dare un marito ch'io non posso amare, la concordia è sparita dalla nostra famiglia. La povera madre mia dopo d'avere contraddetto invano a questo matrimonio, s'è allontanata per non aver parte alla mia necessaria infelicità. Io intanto sono abbandonata da tutti! ho promesso a mio padre, e non voglio disubbidirlo – ma e mi duole ancor più, che per mia cagione la nostra famiglia sia così disunita – per me, pazienza! – E a questa parola, le lagrime le piovevano dagli occhi. Perdonate, soggiunse, io aveva bisogno di sfogare questo mio cuore angosciato. Non posso né scrivere a mia madre né avere sue lettere mai. Mio padre fiero e assoluto nelle sue risoluzioni non vuole sentirsela nominare; egli mi va tuttavia replicando, che la è la sua e la mia peggiore nemica. Pur sento che non amo, non amerò mai questo sposo col quale è già decretato – immagina, o Lorenzo, in quel momento il mio stato. Io non sapeva né confortarla, né risponderle, né consigliarla. Per carità, ripigliò, non v'affliggete, ve ne scongiuro: io mi sono fidata di voi: il bisogno di trovare chi sia capace di compiangermi – una simpatia – non ho che voi solo. – O angelo! sì sì! potessi io piangere per sempre, e rasciugare così le tue lagrime! questa mia misera vita è tua, tutta: io te la consacro; e la consacro alla tua felicità!
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Padova Lorenzo
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