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      E però tu mi udivi assai volte esclamare che tutto dipende dal cuore! – dal cuore che né gli uomini né il cielo, né i nostri medesimi interessi possono cangiar mai.
      Nella Italia più culta, e in alcune città della Francia ho cercato ansiosamente il bel mondo ch'io sentiva magnificare con tanta enfasi: ma dappertutto ho trovato volgo di nobili, volgo di letterati, volgo di belle, e tutti sciocchi, bassi, maligni; tutti. Mi sono intanto sfuggiti que' pochi che vivendo negletti fra il popolo o meditando nella solitudine serbano rilevati i caratteri della loro indole non ancora strofinata. Intanto io correva di qua, di là, di su, di giù come le anime de' scioperati cacciate da Dante alle porte dell'inferno, non reputandole degne di starsi fra' perfetti dannati. In tutto un anno sai tu che raccolsi? ciance, vituperj, e noja mortale. – E qui dond'io guardava il passato tremando, e mi rassicurava, credendomi in porto, il demonio mi strascina a sì fatti malanni. – Or tu vedi ch'io debbo drizzar gli occhi miei al raggio di salute che il Cielo mi ha presentato. Ma ti scongiuro, lascia andare l'usata predica: Jacopo Jacopo! questa tua indocilità ti fa divenire misantropo. E' ti pare che se odiassi gli uomini, mi dorrei come fo' de' lor vizj? tuttavia poiché non so riderne, e temo di rovinare, io stimo migliore partito la ritirata. E chi mi affida dall'odio di questa razza d'uomini tanto da me diversa? né giova disputare per iscoprire per chi stia la ragione: non lo so; né la pretendo tutta per me.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175

   





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